Non ci resta che sorridere

Non ci resta che sorridere

Se non ve ne siete accorti, il sistema al potere ci sta “liberando”.

Come? Non ve ne siete accorti?!

Voi, sì proprio voi, che stavate giusto portando pazienza ancora per poco, prima che la vostra ira apocalittica, quella “(…) dell’agnello” per intenderci, stava per scoppiare in qualche poderosa petizione sui social network, o in qualche manifestazione dove, in modo composto e non violento, si faceva presente che non se ne può più di DPCM fumosi come una fumeria d’oppio asiatica, di cartine colorate, in base a non meglio precisati “rischi”, e di una situazione oggettivamente ormai divenuta più farsa che pandemia.

Come?!!! Non ve ne siete accorti??!!

Certo, ora c’è il valzer dei vaccini; tutti pronti, mi raccomando, a farvi sforacchiare come puntaspilli, per più e più volte, in nome di una prevenzione che ha tutto il sapore di una presa per il deretano fatta e finita. “Abbiamo toccato il fondo, ma s’intravvede la luce infondo al tunnel”. Questo ci scodellano i mezzi di propaganda del sistema, che ora, incredibile ma vero, hanno ripreso con le solite onanistiche pratiche di un’informazione da rotocalco; sparita l’emergenza, deve tornare la stupidità di sempre, con tutto il suo armamentario composto da un mix anestetizzante per spiriti e coscienze.

Allora!!! Non ve ne siete proprio accorti!!!??

Il sommo e divino, algido e rispettabilissimo, il Presidente del Consiglio Draghi, ci sta portando per mano verso l’uscita dalla “più grave emergenza sanitaria” dai tempi della peste che fece fuori il truce Don Rodrigo. La tempistica è stata perfetta; ancora una volta agli italici resilienti è stata data la libera uscita proprio giusto giusto per le vacanze estive. Ma non temete, non “ci ritorneremo dentro”. I titoli di coda di questa buffonata che, si dice, essere stata planetaria, ma che ha visto solamente l’isteria dell’Occidente, Europa in primis, materializzarsi in tutta la sua ridicola dabbenaggine. Ci hanno voluto provare la febbre, ma non per capire se eravamo malati o meno, ma per valutare il livello di assorbimento di misure emergenziali, per abitante, per chilometro quadrato, per estrazione sociale e culturale, e chi più ne ha più ne metta, tanto tutto ha fatto brodo… o meglio, tutto ha fatto pandemia.

Per tutti questi mesi abbiamo osservato, scuotendo la testa increduli, nel costatare quanto in basso poteva cadere la civilizzazione borghese, con le sue ansie, le sue isterie, la sua resilienza. Abbiamo atteso, in vano, una scintilla di ribellione, una spinta propulsiva che movimentasse spiriti e corpi, abbiamo confidato persino nei centri sociali (pensate a che punto può portare la disperazione), nulla, nulla di nulla, soltanto verbosità gratuita, e priva di rischi legali, qualche tiepida rimostranza di bandiera, e poco altro. Coloro che, con spirito ardito, hanno costantemente sfidato quest’assurda castrazione esistenziale, non possono certo essere rappresentativi di qualche cosa, in quanto sovente le loro azioni di ribellione si manifestavano nella solitudine di uno o più gesti di resistenza morale. Tutto però finiva nel perimetro esistenziale del singolo, dietro al quale non c’era altro che il singolo stesso, al massimo qualche sodale fidato.

Guardare avanti, immaginare cosa ci sarà “dopo”, ci mette un senso di frustrazione e di scoramento indecifrabili.

Pensiamo a coloro che si definiscono in antitesi con il sistema imperante, ma che hanno mantenuto posizioni a dir poco ambigue, nei riguardi della più grande allucinazione collettiva eterodiretta, dai tempi di Woodstock ’69.

Pensiamo alla rigida dicotomia, che si è venuta a manifestarsi tra chi accoglieva i DPCM quale verbo divino, e chi se ne fregava, o chi negava anche la veridicità delle previsioni meteo del giorno stesso.

Pensiamo che ci poteva essere uno spazio di manovramolto chiaro, molto ampio e di portata, che se accolto dalla maggior parte delle persone avrebbe evitato il manifestarsi sia dei parabolani del Covid19, sia degli eretici dalla negazione aprioristica.

Anche in questo il potere dominante ha giocato benissimo le sue carte, ed oggi si trova più forte e più radicato di prima, consapevole di avere di fronte a se una massa informe di pongo, da poter modellare a proprio piacimento, giusto creando la solita contrapposizione tra posizioni “estreme”, che di “estremo” hanno soltanto la cecità nel non accorgersi di quanto siano strumentalizzate le loro stesse esistenze.

Quel “dopo” che dovrebbe attenderci tra poco, così come narrano gli aedi del mainstream, è già qui che si palesa nelle sue prime modalità espressive, esistenziali, di spicciola prassi quotidiana. Non facciamoci illusioni; passata l’emergenza “nulla sarà come prima!”.

Ricordatevelo!

L’hanno già detto e ripetuto; ci toglieremo la mascherina, ma resterà la museruola, ci blandiranno per la nostra resilienza, ma ci costringeranno ad abituarci ad un nuovo corso, sviluppatosi a ridosso della fase emergenziale, in cui ne vedremo, e ne patiremo, delle belle. C’è già chi si è rassegnato, chi non vedeva l’ora di aggiungere qualche anello alla propria catena, e ci sarà chi, nella moltitudine, resterà apatico ed ignavo.

A chi è come noi, non resta che sorridere. Sapevamo con disincanto che sarebbe finita così.

Gabriele Gruppo

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